In attesa di un viaggio | Sogni sospesi ai tempi della quarantena

In attesa di un viaggio | Sogni sospesi ai tempi della quarantena

Palmi, Calabria, Sud Italia. 26 Aprile 2020

Brano consigliato per la lettura: Istanbul’u Dinliyorum di Fazil Say e Serenad Bağcan

Il desiderio è ancora più forte quando è appeso a un filo

(Miguel Ángel Arcas)

Al rientro della mia giornata lavorativa, mi trovo tutte le sere a osservare il tramonto che si manifesta in uno spettacolo sul mare, sempre diverso. Silente, osservo. La mia mente, stimolata da così tanta bellezza, vive immagini e sensazioni.

Questo è il contesto nel quale, già da qualche settimana prima delle restrizioni imposte a causa del covid-19, che ha colpito il mondo intero, invento e immagino una storia che è ambientata tra Palmi e Istanbul, che si svolge in diverse epoche, dal Primo Novecento fino al 2020.

Una premessa è d’obbligo, non sono un autore, uno sceneggiatore o un poeta; ma, nata da aver vissuto un sogno durante un pomeriggio, la storia che ho iniziato a scrivere, è di genere fantasy con forti connotazioni storiche reali e aneddoti realmente accaduti. Alcuni dei personaggi, seppur colorati nelle loro gesta, sono realmente vissuti e sono direttamente legati a me o alla mia famiglia.

Grazie alla possibilità che ci concede il web, recupero materiale su un Paese che ho sempre “osservato” ma che non ho avuto mai il piacere di visitare, la Turchia. Forse distratto da altre rotte, o forse più “semplicemente”, è questo il tempo giusto per scoprirlo e avventurarmici. Sommerso da letture storiche, sociali e politiche che hanno attraversato la Turchia nella sua immensa storia, la mia mente immagina e immagina. Scrivo, appunto, incastro dinamiche dello scritto in ambienti che solo “teoricamente” sto conoscendo. Ed è qui la riflessione che mi pongo adesso: sto conoscendo un Paese per via di libri, di materiale multimediale, di racconti e informazioni che una mia amica di Istanbul mi regala e concede, e mi rendo conto di quanto sto apprendendo sulla Turchia. Altrettanto, però, cresce la mia voglia di andarci, di toccarla, di annusarla, di sporcarmi le mani e i piedi con la sua terra, dove in pratica è successo di tutto nel corso dei millenni. Cresce e cresce la mia voglia di arrivare lì, la immagino nei tramonti che mi circondano, nel rosso del sole vedo la sagoma della Moschea Blu, nel rumore del mare sento l’affascinante caos dei bazar, nei luccichii delle luci delle case vedo oggetti preziosi e mistici, le parole “lontane” del vicinato sono come ascoltare la lingua autoctona e nella mia testa, diventano le conversazioni all’interno della storia che sto scrivendo. Prendo oggetti in casa dove verso il caffè, non tazzine convenzionali, ma soprammobili, piccoli oggetti in ottone o in vetro dove sorseggiarmi il caffè e immaginare che lo stia assaporando seduto su un piccolo tappeto affacciato sulle valli della Cappadocia.

Con l’impossibilità attuale di spostarmi fisicamente, la mia mente viaggia come non aveva mai fatto, i miei sensi si sono affinati e attrezzati per svolgere voli pindarici che stimolano le emozioni e le sensazioni. La sera, trascorso il tramonto, quando ormai è buio, il cielo è pieno di stelle (in questo periodo stiamo vivendo un spettacolo astronomico pazzesco) e la luna è crescente, mi accomodo sull’amaca che ho nel terrazzo. Pare, e mi piace immaginarlo così, che mi si stia rivelando una profezia. La luna e venere disegnano, in maniera definita, quello che è oggi l’emblema della Turchia. La mia mente non riesce e non può fermarsi, è in estasi, la mia anima è rapita, mi echeggiano suoni e armonie di strumenti turchi, vedo i Sufi roteare nel cielo e mi rimbombano come la timbrica di un grande tamburo, le parole di un grandissimo personaggio che ha fatto della Turchia una nazione, un popolo, un’unica identità…Mustafa Kemal Atatürk. Le sue parole, all’interno di un libro fondamentale per l’emancipazione della Turchia, Kozmografya (Cosmografia), contengono questa bellissima e significatissima frase:

“Il futuro è nei cieli”

E’ qui il colpo di tamburo è d’obbligo!

Perciò tutte le sere, alzandomi dall’amaca in terrazzo, vado a dormire col desiderio crescente: Turchia, è solo questione di tempo, ma presto verrò per essere abbracciato e perdermi nella tua grandezza!
I love Turchia!

Marco Suraci


1 Comment
  • ozgenkolasin
    Posted at 14:39h, 27 aprile Rispondi

    Grazie Marco per questo testo bellissimo e complimenti! Ci hai regalato intense emozioni!

Post A Reply to ozgenkolasin Cancel Reply

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.