Göbeklitepe- Il primo tempio del mondo

Göbeklitepe- Il primo tempio del mondo

Göbeklitepe é considerata la scoperta archeologica più importante del mondo. La scoperta di Göbeklitepe cambia le teorie che avevamo sul passato e sullo sviluppo della vita umana. Con questa meravigliosa scoperta i libri di storia antica si dovranno revisionare in larga scala! Secondo Ian Hodder dell’universita’ di Stanford, Göbeklitepe cambia tutto!

Göbeklitepe, secondo Shmidt era  un santuario neolitico. Si trova presso la città di Şanlıurfa (Edessa in greco) in Turchia, 80 km al est del Fiume Eufrate, risalente all’inizio del Neolitico, (Neolitico preceramico A) o alla fine del Mesolitico,quindi ha circa 12000 anni, un’eta’ che la rende 8000 anni piu’ antica dell’antichissimo Stonehenge!göbeklitepe2

Vi è stato rinvenuto il più antico esempio di tempio in pietra, la cui erezione dovette interessare centinaia di uomini nell’arco di tre o cinque secoli se vogliamo pensare che abbiano utlizzato i metodi che noi pensiamo conoscessero. Quindi un popolo preistorico che secondo noi contemporanei non aveva la conoscenza degli attrezzi di metallo avrebbe creato tutto cio’ con una precisone impeccabile.

Gli scavi rimisero in luce un santuario monumentale megalitico, costituito da una collina artificiale delimitata da muri in pietra grezza a secco.
Sono inoltre stati rinvenuti quattro recinti circolari, delimitati da enormi pilastri in calcare pesanti oltre 10 tonnellate ciascuno, probabilmente cavati con l’utilizzo di strumenti in pietra. Secondo il direttore dello scavo le pietre, drizzate in piedi e disposte in circolo, simboleggerebbero assemblee di uomini.göbeklitepe3

Sono state riportate in luce circa 40 pietre a forma di T, che raggiungono i 3 m di altezza. Per la maggior parte sono incise e vi sono raffigurati diversi animali (serpenti, anatre, gru, tori, volpi, leoni cinghiali, vacche, scorpioni, formiche). Alcune incisioni vennero volontariamente cancellate, forse per preparare la pietra a riceverne di nuove. Sono inoltre presenti elementi decorativi, come insiemi di punti e motivi geometrici.

Il sito si trova su una collina artificiale alta circa 15 m e con un diametro di circa 300 m, situata sul punto più alto di un’elevazione di forma allungata, che domina la regione circostante, tra la catena del Tauro e il Karaca Dağ e la valle dove si trova la città di Harran.
Il sito utilizzato dall’uomo avrebbe avuto un’estensione da 300 a 500 m²

Il sito archeologico fu riconosciuto nel 1963 da un gruppo di ricerca turco-statunitense, che notò diversi consistenti cumuli di frammenti di selce, segno di attività umana nell’età della pietra.
Il sito fu nuovamente riscoperto trent’anni dopo da un pastore locale, che notò alcune pietre di strana forma che spuntavano dal terreno. La notizia arrivò al responsabile del museo della città di Şanlıurfa, che contattò il ministero, il quale a sua volta si mise in contatto con la sede di Istanbul dell’Istituto archeologico germanico. Gli scavi furono iniziati nel 1995 da una missione congiunta del museo di Şanlıurfa e dell’Istituto archeologico germanico sotto la direzione di Klaus Schmidt. Nel 2006 gli scavi passarono alle università tedesche di Heidelberg e di Karlsruhe.

Indagini geomagnetiche hanno indicato la presenza di altre 250 pietre ancora sepolte nel terreno.
Un’altra pietra a forma di T, estratta solo a metà dalla cava, è stata rinvenuta a circa 1 km dal sito. Aveva una lunghezza di circa 9 m ed era probabilmente destinata al santuario, ma una rottura costrinse ad abbandonare il lavoro.

Oltre alle pietre sono presenti sculture isolate, in argilla, molto rovinate dal tempo, che rappresentano probabilmente un cinghiale o una volpe. Confronti possono essere fatti con statue del medesimo tipo rinvenute nei siti di Nevali Cori e di Nahal Hemar. Gli scultori dovevano svolgere la loro opera direttamente sull’altopiano del santuario, dove sono stati rinvenute anche pietre non terminate e delle cavità a forma di scodella nella roccia argillosa, secondo una tecnica già utilizzata durante l’epipaleolitico per ottenere argilla per le sculture o per il legante argilloso utilizzato nelle murature.
Nella roccia sono anche presenti raffigurazioni di forme falliche, che forse risalgono ad epoche successive, trovando confronti nelle culture sumere e mesopotamiche (siti di Byblos, Nemrik, Helwan e Aswad).

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